TYPARIES

Una quindicina di giorni dopo, il Vescovo Jean mi

mandò a chiamare; mi aspettavo di sentirmi tirare in ballo

la storia iniziale, ora aggravata da quel secondo manoscritto,

e dal mio non tacere di quelle cose, e chissà che altro

ancora...Invece il suo discorso sorvolò tutto quanto, inaspettatamente:

“Bene! A questo punto è ora che tu ti prenda

un nuovo incarico nella Diocesi; abbiamo pensato a te

in questi giorni, e crediamo sia opportuno – naturalmente

se tu accetterai la proposta – di assegnarti un nuovo ministero,

dopo questo periodo a Glorenzia”.

“A proposito... Eccellenza, vorrei farle presente che...-

ma mi interruppi – Già, ma ormai è troppo tardi...”. “Forse

ho intuito quello che volermi dire: che ti sarebbe piaciuto

restare disponibile lassù, presso Padre Speir... È questo

che mi volevi dire?”. Annuii. “Lo sapevo di questo tuo

desiderio – proseguì Jean – e me ne hanno anche parlato,

che lassù ti trovi bene e saresti disponibile a restare là. Ma

prima, senti se questa nostra proposta ti può andare; altrimenti

rivedremo la cosa, non temere. Avremmo pensato di

inviarti a Typaries: là c’è anche un sacerdote che tu conosci

bene: Padre David; tu potresti dargli una mano, mentre

anche lui, come amico, potrebbe esserti di aiuto. Che ne

dici?”. Rimasi un momento il silenzio, quasi ad immaginarmi

se la cosa fosse fattibile; poi gli chiesi: “Ma lui,

Padre David, lo avete informato già?”.

“No, intanto non glielo abbiamo ancora detto; attendevamo

la tua conferma, prima. Lui, noi siamo convinti sarà

contento di accoglierti: ti conosce bene, da quegli anni trascorsi

da te nella sua parrocchia di prima, così mi hanno

detto: tu andavi a fare un po’ di esperienza, ancora chierico...

è così?”. “Sì...” risposi distrattamente, cercando di

valutare se fosse il caso di chiedergli il perché stesse

tacendo quel mio problema tanto importante ancora,

anche ora, per me; e che Jean non mi accennava, minimamente,

in quel suo dire.

“A che stai pensando? Ci sono difficoltà?” chiese Jean

facendosi serio.

“No, no... nessuna. Accetto, d’accordo” e tra me pensai:

ora obbedisci e lascia che ti affidino questo ministero

– è questa la cosa più importante ora – e ciò che ti viene

chiesto, attraverso il tuo Vescovo, da quel Lui che...

“Bene! Auguri allora per la tua nuova missione!. Passa giù

sotto, nell’ufficio di Padre Erik, che provvederà per le

cose burocratiche e il resto... E mi raccomando - fece con

un sorriso che voleva essere anche un richiamo alle cose

da non dover rifare più – buttati dentro con disponibilità!

Ciao!”. “Arrivederci, Eccellenza!” risposi con un inchino

un po’ goffo, lasciando la sua stretta di mano.

Padre David mi accolse – come sempre aveva fatto –

con estrema cordialità.

Mi chiedevo adesso, mentre mi accingevo a diventare

uno dei suoi collaboratori, perché non gli avessi esposto

allora, al sorgere dei miei problemi, tutta quanta la situazione:

era un sacerdote comprensivo, e soprattutto capace

di dare consigli utili e attenti alla persona e ai fatti. No,

non gli avevo detto nulla, nel particolare, dei miei problemi;

forse perché non volevo coinvolgerlo, dato che anche

lui aveva tutti i suoi problemi, già grossi, a dover seguire

quella sua nuova destinazione: Typaries, con parecchie

migliaia di anime; addossargli anche i miei problemi

sarebbe stato un altro peso, e non indifferente. Inoltre, le

circostanze legate alle mie vicende ci avevano un po’

allontanati, offrendoci sempre meno occasioni per incontrarci;

e lui, sì, da buon amico, era anche venuto a trovarmi,

là a Gourly, cercando di essermi un po’ d’aiuto.

Gli avevo, allora, esposto i miei problemi, ma soltanto

quelli riguardanti il mio difficile rapporto con Padre

Noir... Niente circa il resto. Più tardi, quando le cose si

erano acuite, io, desideroso sempre meno di parlare con

tutti, non avevo più colto le occasioni per dialogare con

lui. Ed ora, ecco che il destino ci faceva di nuovo incontrare;

quante volte salutandoci ci eravamo detti: “Pensa se

dovessimo trovarci insieme, a operare in una stessa parrocchia,

che bello sarebbe!”.

E adesso, ecco che quell’auspicio si era realizzato.

Avrei dovuto essere felice; e mi stavo quasi illudendo di

poterlo essere, se lui, dopo i primi saluti e le gioie del

momento, non avesse buttato lì, in tono quasi scherzoso,

quella sua espressione: “Ma pensa!... Chissà che cos’è che

ha spinto i nostri superiori a metterci uno accanto all’altro!?”.

“Come...? – gli chiesi stupito e un po’ timoroso –

Non ti hanno informato...?”. “Ma sì, certo che mi hanno

informato: mi ha telefonato Padre Erik, di questa proposta

che ti avevano fatta, e mi hanno chiesto se io fossi stato

contento di accettarti qui con me. E come avrei dovuto

rispondere?...Eccoci qua, ora! – e sorrise benevolmente –

Sì, sì... Mi hanno detto: ti daremo un collaboratore, sei

contento?. Già, così la prima telefonata; poi, quando mi

hanno detto chi era, la mia gioia è stata immensa!”.

Intuii allora che gli era stato nascosto il vero motivo del

mio essere ora con lui: la storia dei miei scritti; a quanto

pare, quella gliel’avevano taciuta... Perché?. Ed ora, era il

caso da parte mia di esporgli tutto quanto?. Beh, certo

anche Padre David aveva avuto sentore di quella vicenda,

di quel libro; ma non avevo avuto ancora l’occasione di

darglielo, né di parlare con lui di queste cose. E adesso,

conveniva parlarne, o non piuttosto lasciar perdere?.

Logicamente, era meglio che io stessi zitto; ma seguendo

la pazza logica di sempre, ritenni doveroso il parlargliene

prima che, se lo cose continuavano, succedesse qualcosa

di inaspettato e di irreparabile.

E così, gli dissi tutto quello che stava accadendo in

quella mia vicenda. Alla fine della mia esposizione Padre

David osservò: “Sì...In generale, qualche cosa avevo saputo

e immaginavo; ma non certo tutto questo!. E poi, non

pensavo che adesso, ancora, le cose continuano per quel

verso”. “Già – mi domandai, esponendogli la mia interrogazione

– mi sai dire perché loro ti hanno detto tutto, in

generale, trascurando il piccolo particolare del fatto che

anche ora tutto sta continuando?”. “Certo che, però –

riprese un po’ seccato Padre David – le cose a me non le

hanno dette in questo modo: non c’è stata chiarezza fino

in fondo!”. “Eh!... Forse temevano che tu non mi avresti

poi accettato, visto come le cose procedevano” dissi io

tentando di dare una giustificazione. “Come avrebbero

potuto anche solo pensare questo? No... Non penso nemmeno

lontanamente che abbiano giocato su questa possibilità:

lo sanno bene che io ti avrei accolto non per quello

che ti vorrei, ma per quello che sei!. No, non è certamente

questo il motivo del loro silenzio al riguardo” affermò

lui con una certa sicurezza e con il tono autorevole.

“E allora, che ne pensi? Che sia la paura che li ha fatti

tacere? O forse il fatto che considerino la cosa finita, o

facciano di tutto, anche col silenzio, perché tutto finisca?”.

Padre David sporse in fuori le labbra, lasciandovi appena

trapelare un ‘Boh!’ per indicare la sua incapacità alla soluzione,

e nello stesso tempo la decisione di lasciar perdere

quella ricerca. Si rivolse di nuovo a me: “Tu, dunque, sei

convinto anche adesso di continuare, e che quei tuoi scritti

debbano essere condotti avanti, sostenuti da te, anche se

non li pubblicherai?”.

“Sì, Padre David: per me, intanto, la testimonianza è

secondo ciò che ho scritto; non rinnego nulla, anzi, lo

testimonio... anche se nulla in pubblico, per obbedienza.

Ma vedi, gli scritti sono certo importanti per me, sì; ma il

grave – per usare il termine adeguato – è che ora io stesso,

con il mio modo di fare e di essere prete, sto facendo

apparire tutto quanto secondo quello che ho scritto; anzi,

anche al di là di questi scritti. Voglio dirti che il messaggio,

intanto, sempre più, sta procedendo anche attraverso

di me: sono io che sto diventando lo scritto più compromettente,

a questo punto; e anche il più difficile da far zittire!”.

“La cosa è molto più grave di prima, caro mio...–

disse lui accarezzandosi il mento - Già era compromettente

prima, scritta; ma se tu mi dici che la porti avanti anche

in te...”. “E non pensare che io non mi renda conto della

gravità di questa situazione: pensa, Padre David, se qui, in

questo tuo paese così grande, si cominciasse a spargere lo

scritto o qualche sentore di esso... Te l’ho detto: qualche

copia già c’è in giro: non qui, ma nemmeno tanto lontano.

Non è impossibile che lo scandalo arrivi; e che cosa succederebbe

allora? Prova soltanto ad immaginarti qualcosa;

e questo, senza ancora arrivare alla pubblicazione!. E io

mi rendo conto anche che sto causando tutti questi guai,

agli altri e ora anche a te; e forse anche per questo motivo

non mi vedi così felice di essere qui con te; mi capisci?.

Sto per diventare la tua croce! Tu pensavi di accogliere un

aiuto, un collaboratore; invece esso si sta trasformando per

te in un problema: ecco come stanno andando le cose!”.

“Sto pensando che neppure i nostri superiori si stanno

immaginando la gravità della situazione...” disse gravemente

Padre David. “Parlargliene pure – insistetti – e dillo

loro, che questa storia è davvero grave, e che non si sta

affatto risolvendo. Me...non mi ascolteranno...forse tu...”.

“Prima di questo però penso sia bene che tu mi faccia

leggere quel libro... e quei manoscritti... due?” chiese. “Sì,

intanto...” risposi con un tono di sconforto.

“Poi – continuò lui – vedremo se effettivamente anche

qui la situazione continua, e io terrò nel frattempo informati

di questo i superiori. Penso, a questo punto, che se

non mi hanno detto tutto, l’hanno fatto perché non sapevano,

in fondo, che cosa pensare di preciso...visto che nemmeno

tu ancora comprendi con chiarezza ciò che sta avvenendo

dentro e attraverso di te. Certo, il Vescovo ha fatto

un atto di fiducia mandandoti da me: è un incarico più

grande del previsto; ma se Jean ti ha inviato qui, significa

che il Signore vuole che tu, attraverso di me e con il mio

aiuto, riesca a capire che cos’è questa vicenda, e anche a

farla capire ai nostri superiori. E se essi riterranno degna

di valore la tua testimonianza, ne terranno conto; altrimenti,

ti diranno che essa non vale, e di farla finita”.

Risentii in quelle ultime parole, come in filigrana, la

saggezza di Padre Sonne, quando mi aveva detto che se

venivano da Dio, queste cose, sarebbero procedute; se

invece dagli uomini, da me, si sarebbero esaurite.

Qui, però, l’accento veniva posto maggiormente sul

segno dei superiori: essi erano la garanzia che le cose

sarebbero venute da Dio; e se non era così, sarebbero stati

l’occasione con cui Dio le avrebbe cancellate.

Intuii che dovevo quindi prepararmi a un nuovo atteggiamento

di obbedienza, e più profondo, di fronte ai miei

superiori, che mi rappresentavano sempre meglio la

Chiesa... e Dio!. Padre David poi mi invitò a tenermi sempre

più spesso in contatto con lui, a comunicargli le mie

decisioni e i miei progetti, a dirgli le cose importanti che

intendevo fare: a restare cioè, in questo modo, sempre più

alla luce della verità nel procedere, e sempre meglio nell’obbedienza,

evitando così di rendere quelle vicende

tanto assurde e umanamente incomprensibili, una vera

pazzia... E ora, anche Padre David, che io avevo cercato di

risparmiare tra le vittime delle mie situazioni, entrava a

pieno titolo, per la forza di un destino superiore, a viverne

la portata e a condividerle, accanto a me.

Mi venne in mente allora la frase del neoeletto Papa

Luciani: “Se il Signore da un peso, darà anche la forza per

portarlo”; qui però c’era una considerazione da fare: Padre

David non era il Papa, per doverne portare quella misteriosa

e intensa gravità.

E se ugualmente lo faceva, lui, adesso, in obbedienza al

suo Vescovo, ancor prima che per un’amicizia pure profonda

con me, certo era un ‘prete prete’, per usare la densa

espressione che Jean soleva rivolgere come augurio di

testimonianza ai suoi sacerdoti.

Typaries!... Non certo Gourly! Questa è una vera e propria

metropoli: un grande paese, dove il clima del calore

umano pare, così a prima vista, un po’ difficile da instaurare:

tutta quella gente da conoscere, la vastità del territorio,
e un problema dopo l’altro che si presenta... Certo, qui

c’è da lavorare – come spesso mi sottolinea Padre David

– e c’è tanto da inventare, per rendere veramente servizio

da pastori in questa realtà di un così grande gregge. La

gioia e l’entusiasmo di Gourly ormai sono sogni; e non

soltanto per la diversità del paese: soprattutto perché queste

vicende, liete e tristi, serene e sofferte, mi rendono

impossibile affrontare con quell’innocenza e quell’entusiasmo

dei primi mesi del mio essere sacerdote questa

nuova esperienza.

No, non sono scontento, no; ma neppure contento: e di

che dovrei esserlo?. Dopo le mie esperienze, sapendo che

tutte sono ancora in corso di trasformazione, posso essere

sereno, sì; ma l’essere contento, ormai per me è diventata

una situazione irraggiungibile.

Le amicizie profonde di Gourly, qui si fermano...- e da

un lato dico: per fortuna! – Si riducono ad essere compagnie

e amicizie superficiali, della piacevole e cordiale

compagnia, dello stare insieme a raccontare qualcosa, ma

nulla di più; sento la nostalgia di quella profondità di allora.

Certo non vorrei né potrei ripetere le stesse amicizie,

allo stesso modo di prima; no, non desidero nemmeno

questo: vorrei soltanto essere capace di recuperarne la profondità,

l’intensità, la bellezza; ma forse, ciò non mi sarà

più dato.

...E quelle feste, spesso fatte solo per colmare la nostalgia

e il desiderio inappagato di qualcosa di più grande,

quei festeggiamenti che non son mai riuscito a capire, qui

si ripetono, infinite, dappertutto, una dietro l’altra, evidenziando

ancor più profondamente il bisogno di una gioia

vera, più autentica. Qualche volta mi sento chiedere:

“Come si trova qui? È contento?”.

Posso soltanto sorridere, facendo capire che per me un

posto vale l’altro, e che qui ora mi trovo ‘senza infamia e

senza lode’: sereno sì, ma non contento. Questa serenità,

oltre all’aiuto di Padre David, la devo anche all’altro

sacerdote suo collaboratore: Padre John, un tipo veramente

eccezionale: semplice e sereno, disponibile in ogni

occasione, e con il dono, tra l’altro, di mettere sempre a

proprio agio che gli si trova di fronte; più che un confratello,

potrei definirlo proprio come un fratello; certamente

più che un amico.

E la sua allegria mi richiama un po’ quelle mie pazzie

di un tempo, quel mio agire fuori dagli schemi e con la

sorpresa: un atteggiamento che ora, qui, senza il suo aiuto,

avrei certamente dimenticato. Quell’allegria e spensieratezza

che esprime la sua gioia e la serenità interiore...

Mi sto abituando al mio ministero qui a Typaries: celebrazione

di messe, di funzioni religiose: funerali – molti –

e matrimoni – abbastanza numerosi – e poi battesimi, confessioni,

catechismo e riunioni, iniziative per bambini,

ragazzi, giovani e adulti; attività per tutti, dal Carnevale

alla Befana... Tutto il bagaglio del buon prete; e io partecipo,

un po’ qua e un po’ là, ripensando all’augurio del

Vescovo Jean: siate ‘preti preti’; e adesso, se mi vedesse

qua, appena tornato da una o l’altra di queste attività, mi

direbbe certo che anch’io sto diventando così.

Ma sto davvero procedendo, in questo modo, nell’essere

un ‘prete prete’?. Mah... sento che mi manca qualche

cosa... Pregare?... No: c’è anche questo aspetto, fra tutte

quelle attività, anche la preghiera; no, non è questa che mi

manca, ma qualcos’altro.

Intanto, dopo il mio primo impatto, mi sono ambientato

anche al nuovo paese; e i giorni passano, e i mesi, e

anche gli anni: sono già trascorsi alcuni anni dalla mia

venuta a Typaries!. Tra gioie e difficoltà non esagerate,

anzi che spesso sono in equilibrio, tutto quanto sembra

procedere normalmente; già, pare proprio che anch’io stia

diventando un prete ‘normale’, che dopo le avventure

fuori da casa, oltre gli schemi prefissati, ora sta rinsavendo,

e riportando tutto quanto al lume della ragione.

La faccenda degli scritti non ha intanto suscitato alcuno

scandalo, nonostante i timori comprensibili da parte

mia e di Padre David, quando gli ho detto che alcune copie

di essi stavano circolando, clandestinamente, a Gourly.

La situazione tanto assurda pare destinata a continuare,

sì; ma senza le esagerazioni e i pericoli che io stesso avevo

messi in programma; in effetti tutto quanto da me viene

ancora condiviso e testimoniato... Ma l’effetto che,

seguendo la ragione, ci si aspettava, cioè uno scandalo o

una manifestazione pubblica del messaggio, ancora non

c’è. Tutto pare destinato a procedere, sì... Ma nella pazienza

e nel nascondimento; e i tempi della manifestazione a

favore o contro il messaggio paiono destinati a diventare

sempre più lunghi.

Parlare e testimoniare delle mie vicende, dei retroscena

e dei contenuti degli scritti, per me è diventata una realtà

sempre più serena, sempre meno apprensiva; anche qui,

quando c’è l’occasione, racconto agli amici della mia storia;

e ad alcuni – se lo ritengo opportuno – porgo in visione

i manoscritti e lo stampato: il libro.

Già... i manoscritti: nel frattempo, in questi anni, sono

aumentati: ora sono quattro; e in più, appunto, il libro.

Tutto quindi sta procedendo... con calma, sempre più profondamente,

ma anche sempre più serenamente, senza che

mi si crei dentro e attorno la situazione di agitazione e di

sconvolgimento che era stata la caratteristica dei miei

primi due scritti. Ogni tanto mi reco a trovare Padre Speir,

su all’Eremo; e in una di queste visite mi sono recato nella

stanza segreta dei ‘tremila’: non c’erano più!... Ma ora non

mi sarebbero nemmeno più serviti: non li volevo pubblicare;

quindi, che ne avrei fatto di tutti quei libri?... E poi,

ne avevo in mio possesso alcuni; e il resto, se occorreva,

l’avrei ricreato attraverso le fotocopie.

Nonostante il tempo trascorso, tutta la vicenda rimaneva,

anche ora, nell’ambiguità: era bene o male il mio agire,

la mia vicenda, il libro?. Non c’era ancora la riposta chiara:

a volte, amavo quei miei scritti perché in essi vedevo

l’agire di Dio, in favore mio e degli altri; altre volte, consideravo

ancora opera del Demonio e sua astuta architettura

tutta quanta la situazione.

La serenità rivestiva comunque tutto quanto, sia nel

caso della prima, come della seconda ipotesi; e nel frattempo,

tutto continuava. Ero un sacerdote sereno ora, sì...

Non nonostante tutto, ma attraverso tutto. Quella prima

apparente difficoltà a rapportarmi con la gente era ormai

stata superata, grazie anche all’aiuto di Padre David e di

Padre John, i quali, senza farsi notare da me, cercavano in

tutti i modi possibili ed immaginabili di rendermi la strada

più facile, laddove mi vedevano in difficoltà; le persone

poi, in fondo, non erano per nulla diverse da quelle di

Gourly e da qualsiasi altro paese: l’importante era che io

fossi loro disponibile.

Ogni tanto, mi recavo anche dalle suore di clausura, per

condividere, con l’aiuto delle loro preghiere e dell’amicizia,

tutta la mia vicenda; ed esse, vedendo svolgersi così le

cose, in modo più sereno, ringraziavano il Signore che mi

custodiva, e pregavano, affinché avvenisse sempre più e

sempre meglio, in tutta quanta la mia situazione, la sua

volontà. Ecco... forse quello che mi sento mancare ora è

proprio il vedere un risultato, la fine che faranno i miei

libri: vorrei vedere insomma i frutti, il concreto; cerco un

appagamento, in tutto questo procedere, e mi dico che mi

parrebbe anche giusto, dopo tutto.

Vorrei, insomma, aggrapparmi alla certezza, al sapere

con sicurezza, e vedere e toccare con mano che la vicenda

è bene, o è male: ecco, è la sicurezza che io voglio, cioè

qualcosa a cui aggrapparmi; ma sento che, finora, ciò non

mi è dato. Questi anni mi hanno parecchio trasformato, e

se in meglio o in peggio non saprei dire; non so se nell’essere

me stesso io mi sia impegnato con più generosità, o

mi sia adagiato e adeguato alle situazioni attorno.

E intanto, anche i miei ricordi si stanno rasserenando;

ripenso ancora alle vicende dei primi anni del mio sacerdozio:

a quelle esperienze che hanno dato origine a tutto

quanto, e che oggi mi fanno essere quello che sono... A

Padre Noir, ora ci penso con più serenità, con meno angoscia;

anche se nulla si perde di ciò che testimonio della

mia esperienza avuta accanto a lui; anzi, le mie convinzioni,

anche alla luce dei nuovi fatti ora lontano da lui, si sono

rinsaldate ed approfondite; penso le stesse cose di allora,

riguardo a lui, ma ora con più serenità e con una maggior

esperienza.

E di ‘lei’?... Certo, che mi ricordo, di quella ‘lei’ che è

non solo la causa della salvezza di me come sacerdote, ma

che è la mia stessa vita, la mia anima, anche ora... E come

potrei viverne senza?. Anche riguardo a lei, mai le mie

convinzioni e considerazioni sono cambiate o venute

meno: si sono approfondite e rinvigorite, attraverso le

nuove esperienze di gioia e di sofferenza.

È ancora ‘lei’ - come d’altronde è sempre stata – che

anima la mia vita, la mia anima: non c’è niente da fare!

Nulla e nessuno me l’ha fatta dimenticare. Dimenticarla

nel futuro?... Appena vedessi che il ricordarla e il vivere

di lei è negativo per me o per lei, subito lo farei. Intanto,

no: io sono ‘lei’, e ‘lei’ è me: questo sono chiamato a vivere,

fino in fondo, sfidando tutti, e prima di ogni altro me

stesso: la mia ragione, la mia situazione di ora, la mia

buona reputazione... Già!

Ma c’è qualcosa più grande di noi due, che ci permette

ancora di stare insieme; anzi, più di prima; e che ci invita,

ognuno attraverso la nuova esperienza, io qui a Typaries,

e lei chissà ora dove e come, a testimoniare ancora più

chiaramente di prima il nostro amore.

Sì, la amo ancora, e mi sento anche ricambiato da lei.

L’amore tra di noi esiste ancora, più che mai, sempre,

secondo quella frase che io le ripetevo, quella della pubblicità:

“Più di ieri, meno di domani”. Sì: tutto, misteriosamente,

ma sempre più efficacemente, lentamente ma

sempre più profondamente, continua tra noi due, rendendo

possibile questo amore altrimenti impossibile ed illogico,

assurdo e inconcepibile. Come, quando e perché... non

lo so; ma la certezza è che questo amore sta continuando

a cantare la sua vittoria... Non nonostante, ma attraverso

tutto quanto sta accadendo.